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Antica Ricetta Martinese - Storia di Aromi Pugliesi

Un vecchio camino scoppiettante in una fredda serata autunnale ed è subito passato. Radici che riaffiorano assieme a tradizioni intramontabili. Le voci della famiglia che si ritrova, risuonano tra le pareti pitturate a calce e impregnate di fumo. Ed è tempo di convivialità, di girar la chiave che custodisce il duro lavoro della terra: la dispensa, luogo mistico e in rigoroso ordine. Un impetuoso effluvio; odori che si spostano, si poggiano, si scambiano e la dolce focaccina alla marmellata di uva profuma di pecorino.

Il cibo è emozione, è ricordo, è una vecchia cartolina custodita in un cassetto, è un’affascinante macchina del tempo. E trovare tutte queste caratteristiche in un’azienda è complesso, ma non impossibile quando la voglia di restare nella propria terra d’origine e di rimarcare il forte legame attraverso il recupero di antiche ricette e profumi della tradizione pugliese diventano benzina di un passato con lo sguardo sempre rivolto al futuro. È la storia di Giorgio e Andrea; il racconto dell’amata Martina Franca attraverso l’azienda “Antica Ricetta Martinese".

La Martina delizie di Puglia

Giorgio Leserri e Andrea Caramia

Definirli distributori sarebbe riduttivo; l’appassionata ricerca di piccoli produttori del territorio e la minuziosa selezione della cerchia ristretta di prodotti, li rende grandi cultori del cibo.

Il salame martinese, dolce o leggermente piccante caratterizzato dalla presenza del “vin cotto”; il gustoso e rinomato capocollo di Martina Franca, terra legata ad un’antica tradizione norcina; i tipici taralli fatti a mano, al finocchietto, al pepe nero o classici, tutti arricchiti dall’oro di Puglia, l’olio extravergine d’oliva, e cotti nel forno a legna che regalerà loro un aroma di storia. E ancora formaggi “nobili” del territorio: la ricotta forte, formaggio spalmabile dal sapore intenso e dalle origini rurali; mescolata a una zuppa di legumi, ad un piatto di orecchiette di grano arso e sugo al pomodoro o ancora più semplicemente spalmata su una fetta di pane, mangiata all’ombra di un ulivo durante il periodo di raccolta. La proposta prosegue con lo stuzzicante e gustoso caciocavallo: al fieno, al caglio naturale o ubriaco al vino primitivo; ricetta, quest’ultima, legata storicamente alla Prima guerra mondiale e alla sopravvivenza del popolo contadino. A chiudere l’offerta, ciò che ha dato origine a quest’immagine antica: il pecorino stagionato alla cenere d’ulivo. Un prezioso assaggio che ha avvolto tutti i sensi e mi ha condotto tra i ricordi dell’infanzia, tra le mura “pitturate a calce e impregnate di fumo” dei trulli di famiglia.

Un antico rito che attendeva con devozione la notte del 13 giugno, quando maestosi falò si accendevano in onore di Sant’Antonio di Padova; quando mani rugose, l’indomani della festa, raccoglievano con cura la fine cenere prodotta dai rami d’ulivo, per riporla in fosse naturali che avrebbero accolto le forme di pecorino. Una suggestiva stagionatura che, oltre a garantire una buona conservabilità, ancora oggi ne arricchisce il profilo sensoriale, aspetto questo, seguito con attenzione da “Antica Ricetta Martinese." Non a caso ogni prodotto, sul sito www.anticaricettamartinese.it, è accompagnato da una scheda sensoriale che ne descrive le qualità. Davvero un gran bel salto nel passato, quello di Giorgio e Andrea; un viaggio evocativo che valorizza il territorio raccontando la storia e i suoi aromi.

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